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Reclutamento universitario: una proposta per i ricercatori a tempo determinato di tipo B (di Michele Ciavarella)

L'Università italiana sta attualmente vivendo uno dei suoi più profondi momenti di crisi, sottofinanziata e sottodimensionata rispetto alle reali esigenze didattiche e di ricerca necessarie per restare competitiva a livello internazionale. Le ultime misure messe in atto dall'attuale legislatura, come il finanziamento triennale straordinario ai dipartimenti universitari di eccellenza, sono insufficienti, e hanno creato una eccessiva sperequazione nord-sud, togliendo speranze a realtà eccellenti per i risultati raggiunti, ma enormemente penalizzate da un inadeguato supporto territoriale. Tra i tanti punti su cui è necessario intervenire il reclutamento rappresenta il più urgente, considerato che la didattica e la ricerca universitaria si reggono in gran parte sulle spalle di personale altamente qualificato e meritevole, ma non adeguatamente collocato. La legge Gelmini di riforma del sistema universitario ha introdotto l'Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN), conferita da un’apposita commissione, come prerequisito fondamentale per svolgere le funzioni di Professore Associato o Ordinario. Nel contempo la riforma ha eliminato la figura del ricercatore a tempo indeterminato (RTI), sostituita dalle nuove tipologie a tempo determinato di ricercatore RTDa e RTDb, di cui solo il tipo RTDb dà accesso diretto ad una posizione a tempo indeterminato, ovvero un contratto da professore associato al termine del triennio, previo conseguimento dell'ASN. La riforma non ha invece modificato la figura del Personale Tecnico Amministrativo (PTA) operante nell'area tecnico-scientifica che a tutti gli effetti svolge il ruolo (non riconosciuto) di ricercatore e in molti casi ha conseguito l’ASN.

Ad oggi gli abilitati sono complessivamente circa 40000, solo in minima parte già assorbiti dalle università o promossi di ruolo (solo il 10% circa). Una grossa fetta di tali abilitati (circa il 30%) è costituita da personale non strutturato, precario, altamente meritevole (perché migliore, sulla base di appositi parametri numerici fissati a livello nazionale per il conseguimento dell'abilitazione, del 50% dei professori universitari in servizio), ma che rischia di non essere mai assorbito dalle università, stando ai ritmi attuali del reclutamento.

La Finanziaria 2017 ha promosso un piano straordinario di reclutamento di 1300 RTDb nei prossimi mesi. Poco, rispetto alle reali necessità, ma pur sempre una base su cui partire, un innesto di forze nuove nel sistema. Una proposta nata nell'ambito di uno dei tanti gruppi Facebook, creato per discutere attivamente di abilitazione e reclutamento, chiede che questo reclutamento straordinario possa essere finalmente l'occasione per puntare realmente sul merito ed assorbire i migliori candidati per ogni disciplina, tra quelli già in possesso dell'ASN e quindi ritenuti già idonei ad assumere le funzioni di professore associato. Tale proposta, lanciata come petizione su Change.org (https://www.change.org/p/miur-che-i-1300-posti-da-ricercatore-rtd-b-siano-assegnati-ai-migliori-abilitati-personalmente)[1], ha già raccolto in pochi giorni quasi 13000 firme (compreso firmatari illustri, docenti di fama, rettori). La legge Gelmini al momento non preclude che un concorso RTDb possa essere vinto da un non abilitato, essendo il possesso dell'abilitazione un parametro che in sede concorsuale non ha un valore fisso ed è valutato a sola discrezione delle commissioni locali, in molti casi non valutato affatto.

Un'incongruenza, una stortura, un'aberrazione della legge che al contrario dei suoi intenti iniziali, lascia così ancora troppo spazio ai concorsi locali e alle logiche poco trasparenti che a volte ne determinano gli esiti. Del resto, considerare l'abilitazione requisito preferenziale o assoluto nei concorsi RTDb è già una best practice interna di molte università. Di fatto per una Università investire su un RTDb senza abilitazione è un rischio troppo grande, perché se non dovesse conseguirla nel triennio, il posto andrebbe perso, a danno della programmazione didattica e della ricerca. La proposta oggetto della sopracitata petizione non si ferma qui. I firmatari propongono infatti anche di creare una sorta di graduatoria nazionale ad esaurimento tra gli abilitati, indipendentemente dall’attuale inquadramento, da cui le Università debbano pescare secondo le proprie esigenze di reclutamento così come viene già fatto per altre categorie come gli insegnanti, i magistrati, i militari. Un passo avanti verso un'attribuzione meritocratica dei posti sulla base di un concorso nazionale già effettuato che possa superare dunque, soprattutto agendo a posteriori, il potere decisionale delle commissioni locali. Resta evidente che solo delle scelte volte a premiare il merito, rivalutando la qualità delle risorse umane a nostra disposizione ed offrendo loro le giuste opportunità, possano bloccare il declino e consentire un concreto progresso dell’università italiana, che sia capace di percepire e interpretare i cambiamenti della società attuale e contrastare l’ondata di emigrazione giovanile con la conseguente erosione del nostro prezioso patrimonio culturale.

La proposta non chiede una “ope legis” e nemmeno che ASN sia requisito obbligatorio, visto che potrebbe non esserci il tempo tecnico di ottenere queste modifiche di legge.  Quindi, si darebbe seguito alle richieste della petizione anche con (i) un sostanziale maggior finanziamento del piano straordinario RTDb, e (ii) una adeguata valutazione della abilitazione ASN tra i titoli. Infine, una (iii) adeguata considerazione del problema del sottofinanziamento del SUD.

*Professore Ordinario, Politecnico di Bari, e portavoce della petizione “Che i 1300 posti da Ricercatore RTD-B siano assegnati ai migliori abilitati personalmente”.   

 (1 marzo 2018)

[1]Primi firmatari: Michele Ciavarella, Nicola Costantino, Gaetano Di Chiara, Giovanni Dotoli, Domenico Laforgia, Ugo Patroni Griffi, Pier Mannuccio Mannucci, Liberato Manna, Michele Napolitano, Renzo Rosso.

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